Cristina Muccioli

“Poi piovve dentro a l’alta fantasia”

Parole che evocano immagini, immagini che prendono la parola

Brescia, Museo Diocesano
Salone Foresti
Venerdì 11 Aprile 2025 ore 20:45

Nelle Cantiche di Inferno e Paradiso la fertilissima inventiva di Dante dà prova di virtuosismo entusiastico, atto a superare l'umano, a misurarsi con il trascendente diabolico e il divino, con l'eterno, lo smisurato, il terribile e il sublime. In quella del Purgatorio, invece, il poeta fa sentire la fatica terrena della salita, inventa il verosimile, come fosse Dio stesso a manifestarsi attraverso la sua finissima ma docile penna: nel verso 25 del canto XVII scrive, infatti: "Poi piovve dentro a l'alta fantasia". Versi che Italo Calvino, nel capitolo dedicato alla visibilità delle Lezioni Americane, chioserà con: "la fantasia è un posto dove ci piove dentro". Né dannati senza speranza di perdono e rendenzione, né santi immacolati e inarrivabili per esercizio eroico di virtù popolano il Purgatorio, che è paesaggio naturale ed esistenziale nel quale possiamo tutti riconoscerci: negligenti, invisiosi, superbi, avari... ma capaci di espiazione, meritevoli di compassione e clemenza. Assiderato dallo spaventoso cuore criogenico dell'Inferno, Dante fa avvertire il tepore e il sollievo del risveglio interiore e ambientale appena esce a riveder le stelle, e tra tutte Venere, sigillo celeste dell'amore. Sulla montagna del Purgatorio ricompare la scansione temporale di giorni assolati e notti cupe, delle stagioni, dell'aspettativa di un futuro che tanti chiedono di abbreviare attraverso le preghiere dei vivi, invitati a ricordare chi non c'è più, a dedicare pensiero e cura. Sbocciano copiosi i fiori nella Valletta dei Principi, le ortiche , già note nel medieovo dantesco per le loro proprietà depurative di reni e intestino, pungono un corpo senziente come un rintocco di realismo e quotidianità proprio in mezzo al regno dei morti, che ci riguarda innanzitutto come esseri in transito, in cammino, ma con direzione ascensionale.

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